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Viaggio nei quartieri: ai Navigli tra la Merini, i locali e l’ex scalo di Porta Genova

Un tour nel quartiere più bohèmien di Milano frequentato dalla movida, ma oggi scelto di nuovo dalle famiglie. Un tuffo nella vecchia città tra la Darsena e i progetti di housing sociale


Vivere con l’acqua a due passi è già di per sé poetico, se poi questi sono anche i luoghi dove la poesia ha trovato casa, ancora meglio. I navigli sono Alda Merini, l’Alzaia e la Ripa, i ponticelli, i bohèmien, le case di ringhiera, sarebbe ingiusto ridurli alla movida. La zona dei navigli si estende principalmente dalla darsena di Milano e prosegue lungo l’alzaia e la ripa del Naviglio Grande, fino all’incrocio con via Valenza, mentre sul naviglio Pavese prosegue rettilinea fino all’incrocio con via Carlo Darwin.

In ripa di Porta Ticinese, Alda aveva vissuto l’ultimo periodo della sua vita, dal 1986 quando, lasciata Taranto dove si era sposata in seconde nozze col suo amato Michele Pierri, aveva fatto ritorno nella Milano di cui aveva registrato il progressivo cambiamento. Scriveva “Non l’amo più Milano. È diventata una belva che non è più la nostra città. Adesso è una grassa signora piena di inutili orpelli”. E qui, da queste parti, di cambiamenti ce ne sono stati tanti.


In effetti può sembrare così ancora oggi. Troppa confusione, molti decibel, sempre meno osterie e botteghe artigiane. Ci sono però ancora, solidi e resilienti, dei presidi storici del quartiere.


Presenza stabile da più di trent’anni è la libreria Il Libraccio, pur con un’immagine ammodernata che tradisce la sua lunga storia, una libreria di fronte alla quale la poetessa si fece ritrarre in una foto degli ultimi anni. Pile di libri usati, ma anche nuovi. Di fronte, il palazzo dove la Merini visse che era stato tuttavia smantellato alla sua morte, ma che grazie all’impegno dei suoi estimatori, delle figlie e delle istituzioni, è stato salvato, compreso l’arredo della sua stanza da letto. Un edificio consacrato alla memoria, come il vicolo dei Lavandai, un angolo pittoresco in cui si trovano i vecchi lavatoi usati da chi lavava i panni, che nell’Ottocento erano uomini.

A due passi, il vecchio porto di MilanoLa Darsena è il cuore liquido di Milano. La storia del capoluogo lombardo, la sua anima è strettamente legata all’acqua. Milano è una città nata lungo la “linea delle sorgive”, in un punto in cui sembra che tutte le acque confluite a valle dalle Alpi si siano date appuntamento per creare una miriade di fiumi, torrenti e laghetti. Milano è veramente una città d’acqua, anche se sarebbe più corretto dire che lo è stata. La Darsena è uno degli ultimi simboli rimasti di un luogo che non c’è più. La domenica del 26 aprile del 2015 c’erano circa 50mila persone ad omaggiare la darsena riqualificata in occasione dell’Expo. Riaprire questo luogo, per la città, ha voluto dire riaprire una finestra che si era chiusa. Come si è chiusa nel 1999 la porta del tempio del jazz milanese, Il Capolinea. All’inizio stava in mezzo alla nebbia in un capannone in via Ludovico il Moro. Lo frequentavano musicisti che erano già professionisti come tra gli altri Mario Rusca, Paolo Tomelleri, il proprietario del locale Giorgio Vanni e Marco Ratti. Al Capolinea i musicisti avevano il palco a disposizione per poter provare nel pomeriggio il repertorio che avrebbero suonato alla sera. La lista dei jazzisti americani che salivano sul quel palco è enorme: da Gerry Mulligan ad Art Blakey, da Paul Bley a Jim Hall, da Chet Baker a Charlie Haden. Oggi rivive affacciato sul Naviglio Grande grazie alla resilienza degli eredi, è una trattoria dove il cibo fa da padrone, ma che conserva sempre la stessa atmosfera di “famiglia allargata”.

Grandi cambiamenti anche dal punto di vista urbanistico. Anche la stazione di Porta Genova farà parte per progetto per la riqualificazione dei sette ex scali ferroviari dismessi (Farini, San Cristoforo, Porta Romana, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, Porta Genova), iniziato con l’accordo di programma firmato nel 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia, FS Italiane, con Rete Ferroviaria Italiana e FS Sistemi Urbani, e Savills Investment Management Sgr. Gli ex scali ferroviari occupano una superficie libera di circa un milione di metri quadrati, il 65% dei quali saranno destinati ad aree verdi. Si tratta del più grande piano di rigenerazione urbana che riguarderà Milano nei prossimi 10 anni, uno dei più grandi progetti di ricucitura e riqualificazione cittadina in Italia e in Europa. Sempre immerso nel verde affacciato sul Naviglio Grande e nelle immediate vicinanze della darsena il grande progetto di housing sociale progettato dallo studio degli architetti Bemaa, “Ripa di Porta Ticinese 87”: quasi 90 alloggi immersi nel parco Baden Powell. E che i navigli oggi siano scelti anche dalle famiglie lo dimostra quanta partecipazione nel 2017 (quasi 1000 persone) per Urban Village Navigli, un complesso che sorge al civico 18 di via Pestalozzi, nei pressi del Naviglio Grande e della chiesa di San Cristoforo, per iniziativa immobiliare di Cohousing.it, il portale che riunisce una community di oltre 25mila persone.

Capolavoro di ingegneria idraulica è il naviglio Pavese. La sua finalità principale era infatti permettere la navigazione continua da Milano fino al Po. Attraverso il fiume Ticino. Oggi la sua fisionomia è più autentica e popolare. Il mese scorso, inoltre, sono partiti i lavori sul tratto milanese della ciclovia Vento, una pista ciclabile lunga quasi 700 chilometri che collegherà Venezia a Torino, passando anche da Milano. Il tratto milanese della ciclabile sarà lungo circa 5 chilometri, accanto al naviglio Pavese, appunto. Il cantiere interessa al momento il primo lotto, il più centrale: i lavori saranno ultimati entro l’anno. Questa iniziativa rende questo angolo di Milano ancora un luogo con un segno del passato. Un angolo di Milano ancora naive, di borgata con la sua storia di case occupate in via Gola. Il tratto urbano del Naviglio, ha poi la caratteristica di ospitare molti battelli, un tempo usati per il trasporto della sabbia, ora sedi di ristoranti, pizzerie e di locali, come le Scimmie, posto speciale, un tempo, per le emergenti band milanesi.

Tra scuole di quartiere, parchi, forni che rinascono, un quartiere che rivive per i cittadini e non solo più per gli happy hours.

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