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Turismo, Italia in vetta e per il 2020 focus sulla Cina

Il settore traina la ripresa economica grazie ad un brand sempre più riconosciuto e ambito


© ENIT

L’Italia riduce il distacco dalla Spagna e allunga sulla Francia. Non stiamo parlando di una competizione sportiva, ma dei numeri che riguardano le presenze di stranieri in quelle che sono vere e proprie superpotenze del comparto turistico. I dati, forniti dall’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo) durante la presentazione del piano triennale 2019-2021, restituiscono un quadro dettagliato rispetto la situazione attuale e le prospettive future di un settore sempre più importante per l’economia nostrana. Questo, infatti, contribuisce da solo al 13,2% del PIL (232,2 mld di euro) e occupa il 14,9% della forza lavoro (3,5 milioni di addetti).


«L’Italia presenta un’offerta culturale e paesaggistica con pochi eguali»


Parola di Gian Marco Centinaio, Ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali e, dal luglio dello scorso anno, del turismo. «Molteplici gli obiettivi del piano triennale. Dalla crescita della capacità attrattiva del sistema Paese nei confronti del turismo con più possibilità di spesa, al supporto del settore privato con un occhio di riguardo alle destinazioni turistiche. Tutto ciò senza dimenticare la necessità di decongestionare le località che subiscono il fenomeno dell’overtourism. Dobbiamo continuare a lavorare in sinergia con le Regioni e le associazioni di categoria per confermarci come uno dei player più forti nel contesto globale. Il marchio Italia è riconosciuto ed ambito – ha proseguito Centinaio – e questo ci deve spingere a realizzare vera e propria politica industriale del turismo, uno dei settori trainanti della nostra economia».

© ENIT

Diversi i principi attorno a cui ruota il nuovo piano 2019-2020. Non solo sostenibilità, accessibilità e innovazione, parole entrate ormai nel vocabolario di qualsiasi progetto che guardi al futuro. Importanti anche il coordinamento con gli enti locali, il perseguimento di una crescita a valore, la centralità del Made in Italy e, last but not least, lo sviluppo della rete di servizi e trasporti sia pubblici che privati. Ruolo fondamentale sarà ricoperto dall’enogastronomia, fattore cruciale per attrarre categorie di viaggiatori legate alle attività da svolgere sul territorio e non solo nelle aree urbane più frequentate.

Ma che anno è stato, il 2018, per il turismo? A rispondere è il Presidente dell’ENIT Giorgio Palmucci. «L’analisi dei dati ci ha restituito un quadro positivo sotto diversi punti di vista – ha sottolineato Giorgio Palmucci, Presidente ENIT dal gennaio 2019 – con numeri che evidenziano un aumento costante degli arrivi per un totale di 428 milioni di presenze fra stranieri (50,5%) e italiani (49,5%). Anche la bilancia della spesa turistica mostra un saldo positivo di ben 16,2 miliardi di euro (+11,2% su base annua). Importante il lavoro che stiamo facendo per deconcentrare la stagionalità. Rispetto al passato, quando le vacanze si concentravano nei mesi estivi, oggi c’è una ripartizione molto più omogenea dei visitatori durante l’anno. Indirettamente collegato è anche il dato che riguarda la crescita delle presenze nei piccoli comuni. Il 5% delle realtà che nel 2014 accoglievano 2mila turisti, oggi ne ospitano 10mila».

Focus Cina

Player sempre più importante a livello globale è il colosso asiatico. «L’interlocuzione con i nostri omologhi cinesi – ha ricordato Centinaio – è iniziata qualche mese fa e si è concretizzata con la visita nel Belpaese dello scorso marzo da parte del Presidente della Repubblica Popolare Xi Jinping. I nostri due Paesi sono attori di primo livello che, quando si tratta di turismo, parlano allo stesso livello e anche per questo abbiamo stabilito il 2020 come l’anno dell’amicizia Italia-Cina. Nostro obiettivo è fare arrivare più dei tre milioni di turisti cinesi che arrivano ogni anno. Si tratta di un turismo ricco e noi abbiamo infrastrutture adeguate a rispondere alla domanda. Inoltre vogliamo che non restino solo pochi giorni, e per far questo dobbiamo lavorare sulla diversificazione dell’offerta».

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