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Cuore giapponese e design italiano. Da Tenoha mix di food, retail and office

A Milano nella zona dei Navigli uno spazio multifunzionale progettato da Park Associati


Si può andare a mangiare, a prendere un cocktail, a comprare oggetti di design per la casa, il tutto in chiave giapponese. C’è anche uno spazio per il coworking e uno per gli eventi. Questo universo dove food, drink, retail e office convivono si chiama TENOHA e ha da poco aperto i battenti in una delle zone più vivaci di Milano, i Navigli. L’idea è di Hiroshi Sato, fondatore di SAYU, società giapponese attiva nel settore dell’importazione di prodotti alimentari italiani. “Quando avevo appena 20 anni mi recai in Italia, a Roma, e me ne innamorai – racconta -. Mi spinsi fino a Napoli dove fui colpito dalla tradizione e dalla cultura culinaria italiana. Alla base c’era una grande similitudine con la cucina giapponese: l’essenza della semplicità dei prodotti. Provai a importare prodotti italiani in Giappone. Il mercato reagì molto bene, e oggi quella società, di cui ero sia proprietario sia agente, vanta circa 200 impiegati che mi aiutano a importare il made in Italy”.

Aperitivo con street food giapponese. Foto: Guido Montani Fargna

Nel 2014 Sato ha aperto TENOHA a Tokyo. L’intenzione, adesso, è di portare il Giappone contemporaneo in Europa, a cominciare da Milano, dove un ex edificio industriale risalente agli anni Trenta del secolo scorso, nel quale un tempo si produceva carta da parati, ospita il primo TENOHA europeo.

Poetica ed efficace la descrizione del suo modello di business – ereditato per sua stessa ammissione inizialmente dal made in Italy – che ruota intorno al concetto di “albero”: “Nel giardino di TENOHA a Milano si trova un grande albero e intorno a esso sono cresciute, come radici, un negozio, un ristorante, una caffetteria e uno spazio coworking – spiega -. Gli uomini, in questa visione metaforica, sono come foglie attaccate all’albero che creano la vita. Sono il verde che popola gli spazi e la linfa che anima la notte”.

La ristrutturazione dei circa 2.500 metri quadrati è stata affidata a Park Associati, fra i più affermati studi di architettura della giovane generazione italiana. L’ambiente che oggi accoglie il visitatore è elegante, attento ai dettagli, ricco di angoli diversi in funzione delle attività che al suo interno si svolgono. L’abilità dei progettisti è stata quella di far emergere due culture che nel nuovo progetto interagiscono.

Portare il Giappone in Italia significa creare un luogo con una doppia anima: cuore giapponese e design italiano. Nel disegno dei mobili abbiamo cercato di trovare dettagli e materiali che parlassero di Giappone, declinati però con un design tipicamente italiano

Michele Rossi, partner di Park Associati

Il progetto ruota intorno alla fluidità e alla connessione visiva fra gli spazi, separati solo fisicamente, lì dove è necessario, da porte e divisori in vetro che lasciano viaggiare lo sguardo dell’osservatore senza soluzione di continuità. Più che soddisfatto l’imprenditore: “Ho apprezzato molto il lavoro di Park Associati perché lo studio è riuscito a esprimere il Giappone moderno e sofisticato che voglio esportare nel mondo. Lo spazio architettonico incarna il prodotto giapponese che più mi sta a cuore, l’omotenashi, e cioè l’accoglienza”.

L’artefice del menu è Hideyuki Manaka, fautore del dialogo tra la cultura gastronomica italiana e quella giapponese, inteso come scambio reciproco. “Sono entrato nel mondo della cucina quando avevo appena 18 anni – racconta -. All’inizio tendevo a replicare le ricette e i sapori della cucina italiana, ma considerando che alla base di tutto c’è l’utilizzo delle materie prime del luogo di provenienza, mi è sembrato naturale cominciare a utilizzare anche prodotti giapponesi.

Lo chef Hideyuki Manaka

Gli ingredienti dei due Paesi hanno caratteristiche molto diverse tra loro, per questo motivo mi sono messo alla prova dando sfogo a tutta la mia originalità”. L’idea ha funzionato, visto che Manaka è proprietario e chef del ristorante italiano “Da Fiore”, nella zona di Omotesando, a Tokyo, dove propone da oltre quindici anni l’interazione fra cucina giapponese e i sapori del Bel Paese. Anche per questo è convinto che quella di TENOHA possa diventare una felice esperienza di scambio culturale tra i due Paesi.

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