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Rigenerazione dal basso: volti e storie dei finalisti di Bottom up! a Torino

Torino si può cambiare dal basso, questo sembravano dire i 13 stand colorati che animavano gli spazi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, alla presentazione della fase finale di Bottom up!, festival dell’architettura organizzato dall’Ordine degli Architetti insieme alla Fondazione per l’architettura. Progetti tutti dedicati al sociale – orti, cortili, scuole, un carcere minorile, un food truck e persino un panificio e un centro culturale sino-italiano – molto spesso con un’attenzione particolare rivolta all’ambiente e al recupero degli spazi urbani. Una rivalorizzazione che dimostra quanto sia forte l’interesse e il coinvolgimento attivo della cittadinanza nella rigenerazione di alcune delle zone più “periferiche” del capoluogo piemontese. Unica richiesta: che in ogni gruppo ci fosse almeno un architetto o un progettista che potesse garantire anche la fattibilità degli interventi.

Un festival dell’architettura inedito, quello voluto dai vertici dell’Ordine torinese, per il quale gli organizzatori hanno deciso per la prima volta di mettere in campo lo strumento del crowdfunding per finanziare le prime fasi di ciascun progetto arrivato in finale. Dopo la call indetta lo scorso novembre, dove erano pervenute in totale 48 proposte, e la selezione dei 13 finalisti a febbraio, è stata lanciata nei giorni scorsi la campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Starteed. Il “vincitore” (ma attenzione a chiamarlo così, è il monito dell’Ordine) sarà proclamato il 3 novembre, in una serata che sarà anche una preview di Green Pea, il polo sostenibile firmato Eataly che sta sorgendo accanto allo storico negozio del marchio di Oscar Farinetti al Lingotto di Torino.


«Il nostro è un progetto che prevede il recupero circa 200 orti abusivi distribuiti su quasi 7 ettari» spiegano da Miraorti, l’associazione che ha presentato il progetto per la creazione di un grande parco agricolo sul fiume Sangone, nel quartiere di Mirafiori sud.


©Chiara Brivio

©Chiara Brivio

Un’associazione che già da anni si occupa di orti urbani e didattici. L’obiettivo è regolamentare questi orti abusivi, senza tuttavia espellere o sfrattare chi già questi spazi di terra li coltiva da anni, anche se illegalmente. «Non vogliamo un abbattimento, ma una trasformazione, coinvolgendo anche persone che già sono lì, secondo dei parametri condivisi da tutti» continuano. Anche la vocazione agricola di questo pezzo di verde pubblico sarà rispettata e il parco sarà comunque a disposizione della cittadinanza, permettendo la realizzazione di un terzo lotto che andrà ad affiancarsi a quello già recuperato dalla stessa associazione e da un altro di proprietà comunale.

È invece una scuola multietnica e multiculturale il focus di un secondo progetto, intitolato “Cortile mondo, la natura si fa scuola”, che coinvolge bambini e adulti che frequentano la scuola dell’infanzia comunale Marc Chagall, un intervento volto all’ampliamento e alla condivisione del proprio progetto di didattica innovativa. Situata in Aurora, uno dei quartieri più multietnici della città (il 90% dei bambini della scuola è di origine non italiana) e oggetto di recenti interventi di rigenerazione urbana quali la Nuvola Lavazza e, a breve, il nuovo The Student Hotel, questa scuola svolge un ruolo di primo piano contro la segregazione scolastica. Obiettivo del progetto presentato al festival, spiega Ilaria Scalzo, è quello di intervenire sul cortile esterno, creando, tra le altre cose, un orto didattico, e facendolo diventare un luogo di integrazione. Parole chiave del progetto saranno quindi sostenibilità e natura, visto anche il coinvolgimento della Lipu, che installerà una casetta per gli uccelli. Ma a lungo termine, spiega Scalzo, «andremo avanti per aprire sempre di più al quartiere con degli eventi organizzati. Vorremmo che diventasse un luogo di confronto e di scambio». E in tempi di crisi sanitaria, l’utilizzo di spazi aperti si rende ancor più necessario.

E dal cortile di una scuola a un cortile storico di Torino, quello di via delle Rosine, in pieno centro storico, oggetto della proposta “Cortilì – spazio e tempo per essere”. Di proprietà, come gli edifici circostanti, di Omi – Opera munifica istruzione – uno dei primi enti della mendicità istruita a nascere in Italia e che ancor oggi sopravvive – ospita diverse attività, che vanno da un asilo nido, alla casa maternità Prima Luce fino allo studio di Lidia Re, progettista che ha curato l’intervento architettonico presentato al festival, nonché Camera, Centro italiano per la fotografia. Un centro culturale e sociale da tempo attivo nel quartiere che attualmente è frequentato da 3600 famiglie all’anno, ma che vuole trasformarsi in un vero luogo di aggregazione per le comunità che lo vivono.


«Vogliamo che questo cortile diventi conosciuto a Torino, che sia un luogo dove le persone possano stare insieme – spiega Francesca Sisto, responsabile progetti di Omi –. Il crowdfunding servirà quindi a realizzare delle prime sedute e delle fioriere». Una visione a lungo termine quella dell’ente, che punta ad arrivare a rifunzionalizzare questo e altri cortili nell’arco di 3 anni.


©Chiara Brivio

Dall’apertura dei cortili all’apertura – simbolica e fisica – delle porte del carcere: potrebbe essere così definito il progetto “Wall coming”, nato all’interno del carcere minorile “Ferrante Aporti” del Lingotto, per il recupero e la trasformazione in un teatro di uno spazio interno al penitenziario. Una “rigenerazione”, se così di può definire, sia di un’area fisica che delle persone, perché, oltre alla scrittura di copioni, messe in scena e recitazione, la volontà è quella di attivare corsi di formazione per tecnici del suono e altre figure professionali del mondo dello spettacolo. Il costo totale del recupero, che andrà ad agire sull’attuale “stanza del fumo” – una piazza interna che, a causa della pessima acustica, è totalmente inutilizzabile se non come area di riposo – si aggira sugli 86mila euro e include la distruzione e il rifacimento integrale di quella zona del carcere, compresa la nuova insonorizzazione, in un processo in cui saranno coinvolti anche i ragazzi.


«Ci auguriamo che questo teatro possa essere aperto direttamente alla città – spiegano Pasquale Ippolito, responsabile delle attività professionali del carcere, e l’architetta Marta Grignani, che ha curato la parte tecnica della proposta e che da anni si occupa di microprogetti nelle carceri –, sia con la presenza di pubblico da fuori, sia con compagnie esterne che potranno mettere in scena qui loro spettacoli».


©Chiara Brivio

«Tanti artisti sono passati da qui negli anni – aggiunge Ippolito – da Jovanotti ai Subsonica e tanti altri, speriamo che altri continuino con questo nuovo teatro». E nel weekend lo spazio diventerà pizzeria, permettendo ai ragazzi ospiti del carcere di apprendere un nuovo mestiere.

La campagna di crowdfunding per sostenere i singoli progetti sarà attiva fino al 3 novembre. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito di Bottom up!

 

 

 

 

 

Immagini di copertina tratta dall’account Facebook ufficiale di Bottom up! (https://www.facebook.com/bottomuptorino)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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