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A Milano c’è DistrEat, nuovo aggregatore culturale e gastronomico

Quattro giovani soci per un ristorante che offre cucina gourmet nel distretto urbano di Na.Pa. Il 14 e il 28 novembre il nuovo format musicale “Distrazioni della domenica”


Risotto al burro acido, finferli,salsiccia di manzo e salsa ai funghi. (Foto: Carolina Pasargiklian)

C’è una zona di Milano che sta puntando alla sua riqualificazione attraverso una serie di iniziative nelle quali è spesso come protagonista la cultura gastronomica. Ci troviamo lungo il Naviglio Pavese, dove è nato Na.Pa., un vero e proprio distretto urbano voluto dai suoi abitanti con l’obiettivo di creare occasioni di incontro tra le diverse realtà della zona e la città. Na.Pa. punta sul territorio partendo proprio dalle sue peculiarità (Parco sud, pista ciclabile) per offrire un’esperienza di tranquillità, a contatto con la cultura e i piaceri della tavola. Arte, design, socialità, comunità, scoperta sono alcune delle parole chiave di questo luogo che nella sua rinascita vede coinvolti, fra gli altri, Naba – Nuova Accademia delle Belle Arti e il Teatro Pacta, ma anche biblioteche e agenzie di comunicazione, trattorie e ristoranti. Fra questi c’è DistrEat, il ristorante con bar e giardino ai margini della movida milanese voluto da Federico Sordo, Andrea Tirelli, Guido Dossena e Davide Aru, quattro amici (oggi anche soci) con un’età media di 36 anni che desideravano dar vita a un locale dove poter sostare dalla mattina alla sera, dalla colazione alla cena, contemplando anche la possibilità di agevolare lo smart working fra un caffè e un aperitivo, fra una fetta di pane, burro e marmellata (e non una qualunque) e una trippa di frisona alla milanese.

Baccalà mantecato con polenta fritta e prezzemolo. (Foto: Giovanni Malgarini)

In cucina troviamo Federico (che ha collaborato con alcuni tra i più noti ristoratori della Lombardia come Claudio Sadler e Davide Oldani) e Andrea (che dopo essere stato a lungo all’estero è tornato in Italia per lavorare al Ratanà di Cesare Battisti), i quali propongono una cucina gourmet all’italiana con un’attenzione alle tendenze vegetariane.

La nostra è una cucina con piatti equilibrati e contemporanei, con sapori ben riconoscibili, anche con preparazioni tecnicamente complicate o idee innovative, ma che comunque punta su pietanze semplici per il palato.

Federico Sordo e Andrea Tirelli, chef di Distreat

Ravioli di mare. (Foto: Carolina Pasargiklian)

Al loro fianco lavorano Guido, come sommelier e maître, e Davide come responsabile di sala.

Nel menu autunnale fra i primi c’è il Tortello di zucca, gorgonzola, ibisco e dragoncello e fra i secondi c’è il Topinambur arrosto, crema di Lodigiano Tipico, funghi shiitake e puntarelle. E per rimanere sul tema della stagionalità delle materie prime caro a DistrEat, fra i dolci si trova Castagne, cachi, rosmarino e kefir. Nella carta sono poi presenti tutto l’anno “Gli irriducibili”, piatti come il Risotto alla Milanese o il Baccalà mantecato e polenta fritta. Per pranzo non mancano i piatti fuori menù per soddisfare le esigenze di chi vuole fare una pausa pranzo veloce e leggera. La carta dei vini è perlopiù italiana e con referenze soprattutto di piccoli e medi produttori attenti alla vinificazione naturale.

Polpo arrosto, zuppetta di cicerchie, panelle, pomodori confit e basilico. (Foto: Carolina Pasargiklian)

A conferma della sua proposta poliedrica DistrEat inaugura a breve le “Distrazioni della domenica”, un format che mira a promuovere condivisione e convivialità in maniera alternativa rispetto a quella prevista dal pranzo e dalla cena. E così, per iniziare, nei pomeriggi domenicali del 14 e del 28 novembre il locale propone vere e proprie merende in cortile a suon di jazz: Gioel Severini Organ Quartet & Francesca Galdi sono stati chiamati ad allietare gli ospiti che per due ore, dalle 16.00 alle 18.00, possono godere della musica dal vivo sorseggiando cioccolata calda e vin brulé abbinati al pane e cioccolato e al pan meino sfornati nella cucina di DistrEat. «Fin dal nome che abbiamo scelto quando siamo nati – spiega Federico –, DistrEat non vuole essere solo un locale gourmet dove protagonista è la nostra cucina all’italiana, ma anche un distretto aperto sul quartiere di Na.Pa. e sulla città tutta. Un aggregatore di persone che amano la tavola e cercano occasioni di distrazione all’insegna della cultura, in ogni stagione. Oggi è la musica, domani potrà essere il teatro o la lettura.»

Il luogo che accoglie DistrEat ha poi il sapore della storia: il locale si trova nella casa padronale di una riseria degli anni Trenta del secolo scorso.


Il progetto del ristorante è opera di Riboni Architetti, studio specializzato in architettura di interni con base a Milano e a Mosca.


La proposta progettuale poggia su un approccio conservativo mirato a lasciare che l’architettura racconti di sé e del suo passato attraverso un linguaggio sobrio e asciutto. I tavoli e le mensole in ferro (disegnati e realizzati su misura con l’aiuto di un fabbro), così come il pavimento in cemento e le componenti cromatiche grigio/beige, rispondono proprio alla volontà di conservare l’immagine industriale del posto al quale comunque i progettisti sono riusciti a conferire nuovo respiro. All’esterno sono state recuperate delle grandi beole che adesso costituiscono il pavimento del cortile insieme all’erba che cresce fra le loro fughe a secco.

«DistrEat condivide i propri spazi – il cortile alberato – con Altavia, multinazionale della comunicazione retail; in questo senso, è integrato in uno spazio dinamico che si rivolge a un target giovane, attento agli aspetti gourmet ma informale – così si sono espressi i quattro soci quando Pantografo ha chiesto quale fosse la loro carta vicente –. DistrEat è aperto dalla mattina fino a tarda sera 6 giorni su 7, ma vorremmo arrivare a coprire 7 giorni su 7. DistrEat nasce con l’obiettivo di posizionarsi come distretto gastronomico e culturale inserito in un contesto urbano in crescita. Con la ripresa alla “normalità” vorremmo organizzare iniziative culturali nelle quali la cucina gourmet sia sempre protagonista, ma non in maniera esclusiva».

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