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Londra da vivere. Ecco le destinazioni “cibo + design” da non perdere

Un tour alla scoperta delle eccellenze in alcuni quartieri nell’ovest della capitale


Non solo food per gli ambiti della ristorazione della capitale d’oltre Manica, dove il binomio “cibo+design” appare sempre più come un’accoppiata vincente. Accanto ai piaceri della tavola il gusto di spazi interni d’autore, luoghi con una propria immagine e un’importante componente estetica capaci di attrarre nuovi fruitori e dar vita ad una intensa esperienza sensoriale. Città cosmopolita per eccellenza, Londra è conosciuta per la sua multietnicità innata e sempre più accoglie spazi per la ristorazione caratterizzati da importanti soluzioni di design dove ci si può immergere nelle più svariate esperienze culinarie internazionali. Un tempo poco celebre per i suoi ristoranti è divenuta protagonista della scena internazionale solo negli ultimi decenni. Anni segnati da cambiamenti significativi tra i quali emerge il contributo di Sir Terence Conran che come designer e imprenditore creò il gruppo Habitat nel 1964, fondò il Design Museum a Shad Thames nel 1989 e diede avvio a numerosi ristoranti dove l’alta qualità della cucina fu affiancata dal disegno degli interni.

Una costante ancora oggi percepibile per chi sceglie di cenare a Bibendum, Le Pont de La Tour, Quaglino o Bluebird, pionieri dei primi interventi di Sir Terence Conran per la ristorazione nella capitale. Ristoranti “cool”, utilizzando ancora un termine anglosassone, molti dei quali sono oggi parte del grande gruppo D&D London. Ambienti quasi scenografici, come nell’esempio del German Gymnasium di Conran+Partners dove l’interno della storica palestra del 1860 rivive, accogliendo un bar e due ristoranti su livelli sovrapposti, connessi da due eleganti scalinate gemelle.
Siamo qui nel quartiere di King’s Cross (si legga l’approfondimento su thebrief) oggetto di un ambizioso masterplan promosso da Argent, dove a fine 2018 si inaugurò anche il Coal Office di Tom Dixon. Design & Food le costanti del nuovo headquarter su più livelli lungo il Regent’s Canal, dove convivono lo showroom, lo studio, gli uffici e spazi per la ristorazione. Opera di Design Research Studio, società per il disegno d’interni di Dixon (che a Milano ha firmato il The Manzoni), il ristorante nacque dalla collaborazione tra lo chef israeliano Assaf Granit e Tom Dixon. Interni ispirati dal tema delle funzioni preesistenti nel vecchio deposito di carbone in mattoni a vista, densi di oggetti di design, stoviglie e arredamento, tutti firmati Dixon.

Coal Office Restaurant Tom Dixon. Ph. © Peer Lindgreen, Nick Warner

La nostra ambizione è quella di creare i sapori e gli ambienti più intensi. Grezzi e crudi, ma in un modo raffinato. Il nostro istinto era ancorato ad un unico pensiero; offrire un‘esperienza attiva e coinvolgente al di la del solo mangiare

Assaf Granit

Luoghi di tendenza, attivi e dinamici, che poco fa apparivano solo sulle mappe dei quartieri più esclusivi ed ora raggiungono anche le location meno scontate. Curiosa la differenza dei locali londinesi tra l’ovest e l’est della capitale, lo stile forse piú formale di aree quali Chelsea, Mayfair e Marylebone in confronto ai toni più trendy e meno ufficiali dei quartieri di Shorditch e Benthal Green. Forte anche la tendenza verso l’apertura di ristoranti ai piani alti dei nuovi grattacieli nella City o lungo il Tamigi. Ambiti esclusivi, intesi come vere e proprie “destinations” dove il connubio tra cibo e design d’interni viene accompagnato da viste a 360 gradi verso la capitale e l’intorno e da involucri interamente trasparenti. Aqua, Oblix e Hutong i ristoranti “Sky-High” nello Shard di RPBW, mentre la Darwin Brasserie e il Fenchurch Restaurant si affacciano sul verde Sky Garden, il giardino urbano al quarantatreesimo piano del grattacielo di 20 Fenchurch Street di Rafael Vinoli. Per avere un’immagine più aggiornata delle realizzazioni per la ristorazione degli ultimi anni, Pantografo ha pensato di visitare virtualmente alcuni quartieri nell’ovest della capitale.


Imperial Treasure

Nel quartiere di St. James, il riuso di uno storico edificio, un tempo sede di una banca, per accogliere gli spazi per la ristorazione di Imperial Treasure, alta cucina made in China con ristoranti stellati in Asia e Michelin Plate a Londra. Interni eleganti e sofisticati dove il design d’autore si lega al lavoro di Studio Liagre. Spazi importanti qualificati da altezze elevate che hanno concesso ai progettisti l’opportunità di creare un “decor” con effetti cinematografici. Limite di progetto i vincoli imposti dalle autorità per la tutela del carattere storico dell’immobile vittoriano, accolti dai progettisti come un punto di partenza per lo sviluppo del design. Accanto all’impossibilità di mutare l’architettura interna del complesso l’obbligo di mantenere le pannellature in marmo a parete in color arancione vivo. Componenti preesistenti che hanno ispirato i designer verso l’introduzione di un disegno d’interni con colori contrastanti, scuri e teatrali. Toni in verde scuro e delicate sfumature di grigio che sono stati impiegati per i nuovi pavimenti e arredi, uniti per creare un “look and feel” degli interni sensuale. L’evoluzione del progetto prese poi spunto dall’antica tradizione cinese, con uno sguardo verso l’architettura delle sale da pranzo della Cina e i più informali eventi conviviali del quotidiano. Motivi a cui si aggiunse una riflessione verso le opere fotografiche di Marc Riboud, dedicate alle strade delle città cinesi negli anni Sessanta e Settanta.

Imperial Treasure. Ph. © Ambroise Tezenas

Dopo la realizzazione di Yauatcha nel 2004, Hakkasan fu l’ultimo progetto per il pubblico disegnato da Liaigre nel 2006. Imperial Treasure si rivelò come un’opportunità per lo studio di dimostrare il nostro debole per progetti che convogliano una tradizione culturale e per l’impiego di materiali nobili. Intrecciare una visione contemporanea e uno stile di vita all’interno di un edificio storico fu una grande sfida

Frauke Meyer, Direttore creativo di Liaigre

Completato nel dicembre 2018, Imperial Treasure ospita una sala principale con 109 sedute, un ambito con sommelier, un bar e tre ambiti per eventi privati per 32 ospiti a livello del mezzanino. Elegante l’organizzazione delle diverse aree degli interni, separate attraverso schermi in legno ed onice che appaiono anche lungo il perimetro dei muri esistenti. Giochi di pieni e vuoti dove si leggono le pannellature in legno di quercia scuro spazzolato e in onice. Tutte le componenti d’arredo e d’illuminazione sono state disegnate e realizzate appositamente per Imperial Treasure a Londra.


Endo at The Rotunda

Intervento in quota anche per il più recente Endo at The Rotunda, ristorante giapponese con una stella Michelin, firmato dal grande architetto Kengo Kuma e dal noto chef Endo Kazutoshi. Luogo d’intervento l’edificio Helios, un tempo sede degli studi televisivi della BBC a White City. Allestito all’interno di un volume circolare trasparente a tutta altezza, Endo at The Rotunda si struttura lungo un elegante bancone continuo per il sushi in legno di Hinoki di duecento anni, sormontato da una curiosa istallazione a forma di nube, da cui il soprannome di “Sushi in the cloud”.

Endo at The Rotunda. Ph. © Peter Koicha

Hinoki è un albero molto speciale per la popolazione del Giappone ed il suo legno viene spesso impiegato per i luoghi sacri. È un materiale che si apprezza nel tempo per il suo profumo e la sua trama ed è paragonabile alla pelle di un essere umano. Con l’introduzione del bancone, la relazione tra chi prepara il sushi ed i commensali diviene interattiva e qui si uniscono le azioni del cucinare e del mangiare. Al di sopra del bancone in legno di Hinoki è sospeso un oggetto simile a una nuvola, fabbricato con la tradizionale washi. La luce che si irradia attraverso la nube muta continuamente forma e fluttua come una vera nuvola nel cielo della Londra dell’ovest

Kengo Kuma & Associates


Hide

Architettura e componenti scultoree per gli interni di Hide al numero 85 di Piccadilly Street di fronte al verdeggiante Green Park con cui mantiene un contatto visivo diretto al livello più alto. Ristorante con una stella Michelin e cucina britannica, nasce da una joint venture tra Hedonism Wines e il cuoco Olly Dabbous. Protagonista degli interni l’esuberante scalinata in legno di quercia, denominata “StairStalk” e firmata da Atmos Studio, che si sviluppa dinamicamente dal livello sotterraneo fino al primo piano creando uno scenografico punto di connessione per il bar dell’interrato, il ristorante più informale del piano terra e quello più ricercato in sommità. Below, Ground e Above i nomi con cui vengono identificati i diversi ambiti e insieme caratterizzati da arredi e finiture in legno di quercia che ai diversi piani adottano svariate sfumature di colore. «Il design della scala crea una struttura simile a quella di una pianta che cresce, come una forza vitale irrefrenabile dal basso, apparendo dalle ombre dell’interrato fino alla luce del giorno del livello superiore». Come per le radici, toni più scuri per gli ambiti a livello del bar, sfumature più chiare per le aree che si rifanno al fusto della pianta e ancora più delicate ed eleganti in prossimità del livello superiore che simbolicamente riprende i rami degli alberi.

Hide. Ph. © Joel Knight

Disegno d’interni dello studio These White Walls e progettazione architettonica e dettagli di Lusted Green.


Hélène Darroze at The Connaught 

Firmati dallo studio parigino dell’architetto Pierre Yovanovitch, i nuovi interni del noto ristorante Hélène Darroze at The Connaught riconosciuto con tre stelle Michelin nel gennaio 2021. Inaugurato nell’ottobre del 2019, in occasione dei dieci anni di attività, il nuovo Hélène Darroze rivela interni che sono stati ispirati dalla natura creativa e sofisticata della cucina della grande cuoca e dalla sua spiccata femminilità. Linee morbide insieme a colori e finiture riviste, disegnate tenendo in considerazione il contesto storico dell’hotel e rispettando un giusto equilibrio tra il nuovo e la tradizione. Toni più chiari per le finiture delle preesistenti pannellature in legno a parete, colori nuovi per gli intonaci e gli arredi contemporanei, leggeri e sinuosi, affiancati da oggetti in legno, vetro e ceramica fabbricati a mano insieme ad oggetti artigianali realizzati in Europa con tecniche contemporanee.

Hélène Darroze at The Connaught. Ph. © Hélène Darroze at The Connaught

Attuale il disegno e la realizzazione di un esclusivo “Chef‘s table”, un tavolo a forma di boomerang con viste esclusive verso l’opera del grande cuoco, materializzato in un piano in marmo rosa e base in metallo patinata appoggiata su pavimentazione in terrazzo, pareti con pannellature in legno di quercia chiaro, sedute su progetto e corpi illuminanti in vetro opera dell’artista Matteo Gonet. “Les ustensiles du ciel” é l’affresco a soffitto sempre nell’area dello “Chef‘s table” commissionato da Pierre Yovanovitch e realizzato dall’artista francese Rochegaussen.
Servizio a tre stelle Michelin anche per l’asporto in tempi di lockdown. Hélène à la Maison: l’opportunità di ricevere a casa propria piatti d’alta cucina elegantemente presentati e preparati.


Davies and Brook

Toni contemporanei per l’ultimo ristorante del lussuoso Claridge’s Hotel nel cuore di Mayfair, inaugurato nel dicembre 2019 e riconosciuto con una stella Michelin. Autore del progetto di Davies and Brook, dal nome delle due strade che si incrociano lungo il perimetro dell’albergo, l’architetto Brad Cloepfil dello studio statunitense di Allied Works e cucina opera del celebre cuoco svizzero Daniel Humm. Una collaborazione non nuova, già testata nel progetto del ristorante di Eleven Madison Park a New York, che ha rivisto un’attenta ricerca per il disegno di tutte le componenti di arredo, finiture e corpi illuminanti. Con un corretto equilibrio tra passato e presente, il progetto è stato guidato dalla scelta di rivitalizzare lo spazio esistente semplificando i materiali e i colori delle finiture e rimuovendo gli strati di decorazioni che si erano sovrapposti. Interni con colori chiari e delicati, differenziati solo dalle diverse trame delle finiture, introdotti per accogliere i nuovi arredi contemporanei su progetto, caratterizzati da linee attuali. Suggestivi gli effetti scenografici nati dal nuovo impianto illuminotecnico che enfatizza con luci chiare e calde la configurazione dei soffitti e le finiture lungo le pareti. Opera dell’artista americano Roni Horn, i quadri appesi ritmicamente lungo le pareti.

Davies and Brook. Ph. © Davies and Brook


Nobu Restaurant a Portman Square

Nuova location per il ristorante Nobu di Berkeley Street, dal dicembre 2020 riorganizzato all’interno del recente Nobu Hotel di Portman Square a Marylebone. Autori del design di ristorante e bar, insieme al disegno di tutte le aree comuni dell’albergo e della terrazza, gli architetti e i progettisti d’interni di David Collins Studio. Ispirato dal linguaggio delle discipline architettoniche del Giappone e dai principi del minimalismo, l’insieme è guidato da un approccio contemporaneo e dall’introduzione di una raffinata gamma di tinte diretta dal “dizionario dei colori del Giappone” con sfumature in giallo acceso, grigio e blu indaco. Toni precisi impiegati per le finiture degli imbottiti in pelle che sembrano creare un ordine più intimo per le aree della ristorazione, quando alternati. Spazi estesi che si sviluppano su un’area di 470 mq ed includono un banco sushi con otto sedute e una sala per ricevimenti privati. Per gli ospiti, menu creati dal noto chef Nobu Matsuhisa qui preparati dai cuochi Joao Alegria e Junichi Hiyoshi, da ben 38 anni attivi al Nobu di Berkley Street. Sofisticato il design dei controsoffitti e dei corpi illuminanti in vetro realizzati su progetto e fabbricati a mano. Componenti artigianali a cui fanno seguito significative introduzioni d’arte contemporanea e scultura.

Nobu Restaurant a Portman Square. Ph. © Jack Hardy

Un’esperienza vivace accoglie l’ospite che sale verso il ristorante. Vivida e conviviale, tangibile e naturale. Unioni inaspettate creano un’estetica capace di piacere. Intensa, stratificata e affascinante, assicura che il cibo e i conviviali occupino il centro del palcoscenico, mentre il verde di Portman Square crea l’ultimo scenario

Simon Rawlings, Creative Director, David Collins Studio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In copertina: Coal Office Restaurant Tom Dixon. Ph. © Peer Lindgreen, Nick Warner 

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