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Con la rivista Time, le 100 donne che hanno cambiato passo

Da loro idee, lavoro, dedizione e passione. La rivista ha dedicato il 2020 alle donne


Le 100 donne dell’anno, 100 women of the year. Le donne diventano protagoniste delle copertine della rivista Time che ha deciso di accendere i riflettori su figure troppo spesso nell’ombra e che eppure stanno contribuendo con le loro idee, il loro lavoro e con fortissima dedizione e passione allo sviluppo e alla crescita della società.

Dopo 72 anni di Man of the Year dedicata agli uomini più influenti del pianeta e dopo aver convertito, nel 1999, l’iniziativa trasformandola in Person of the year, il Time ha deciso di dedicare il 2020 alle donne.


Donne che hanno fatto la storia politica, economica, culturale, artistica, sociale dal 1920 ad oggi.


Si parte dalle suffragette in un percorso temporale che attraversa tutti i decenni: da Maria Montessori a Wallis Simpson da Frida Kahlo a Eva Peron, da Simone de Beuvoir alla Regina Elisabetta II, da Golda Meir a Jacqueline Kennedy, da Indira Ghandi a Margaret Thatcher, da Lady Diana a Madonna, da Toni Morrison a Michelle Obama, da Angela Merkel fino a Greta Thunberg, giovanissima e ultima (solo in ordine temporale) della lunghissima serie.

“Le donne esercitavano potere molto prima che fosse riconosciuto loro”, spiega l’ex capo-redattore della celebre rivista Nancy Gibbs nel raccontare l’iniziativa. Sono 89 le copertine realizzate per il progetto, molte disegnate da artisti di spicco, a cui si aggiungono le 11 copertine Person of the year dedicate alle donne. Le 100 scelte – spiega il giornale – sono il risultato di un lungo processo durato mesi, iniziato con oltre 600 nomination presentate dallo staff del Time.

Ricca la giuria di esperti che ha partecipato alla selezione, affiancata da un comitato di donne “illustri” e di diversa estrazione sociale. E a supportare il progetto anche la regista Alma Har’el in qualità di partner creativa.

“Cosa significa essere una donna? In che modo la società non è riuscita a riconoscere i contributi delle donne?” Questi gli interrogativi alla base dell’iniziativa  e fra le risposte quelle della femminista Gloria Steinem, scelta per la copertina 1970  – alla quale è stato chiesto di rivisitare un pezzo scritto proprio quell’anno sul Time e intitolato “Come sarebbe se le donne vincessero”. “L’obiettivo più radicale del movimento femminista è l’egualitarismo” scrisse Steinem 50 anni fa. Un obiettivo ancora pienamente da raggiungere nonostante i passi in avanti.

La cultura delle pari opportunità sul luogo di lavoro è un efficace moltiplicatore di innovazione e crescita

Getting to Equal 2020

Il gender gap resta una realtà soprattutto nel mondo lavorativo: secondo lo studio “Getting to Equal 2020”, appena pubblicato da Accenture è significativo il divario nel modo in cui i dirigenti e i dipendenti considerano i progressi verso la cultura della parità all’interno delle aziende. Eppure colmare tale gap – emerge dallo studio – produrrebbe vantaggi considerevoli anche sul fronte economico che si tradurrebbero in un aumento degli utili per 3.700 miliardi di dollari a livello globale. “La cultura delle pari opportunità sul luogo di lavoro è un efficace moltiplicatore di innovazione e crescita”, si legge nello studio che ha coinvolto oltre 30mila professionisti e oltre 1.700 dirigenti, uomini e donne, in 28 paesi tra cui l’Italia.

A proposito del nostro Paese, in occasione dell’8 marzo, un dossier della Camera dei deputati ci piazza al 14mo posto nell’Unione europea nella classifica della parità uomo-donna. E secondo i dati del Global Gender Gap Report 2020, del World Economic Forum, l’Italia si colloca al 76mo posto su 153 Paesi. Il cammino da percorrere verso l’uguaglianza e la parità di genere nel nostro Paese è dunque ancora parecchio impervio.

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