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Se l’abete dei violini diventa la cassa per l’audio dello smartphone

Dopo la tempesta, il legno delle foreste delle Dolomiti per il design di una start up



Design e economia green dopo la grande tempesta che ha colpito le Dolomiti. Questo l’obiettivo di Vaia, start up affacciatasi di recente nel mondo delle aziende green, promossa da un gruppo di giovani imprenditori. L’obiettivo è ridare vita a parte di quei 42 milioni di alberi che sono stati abbattuti nel 2018 durante quella che è stata una delle più pesanti tempeste che ha colpito le Dolomiti negli ultimi anni.

In considerazione del fatto che tra i diversi legni recuperati troviamo anche l’Abete della Val Di Fassa, l’abete rosso da sempre utilizzato per la costruzione di violini – per la particolare struttura che permette di amplificare il suono – è nata l’idea di Vaia Cube, una cassa passiva che permette di amplificare il suono dello smartphone senza l’utilizzo di nessun tipo di energia. E per ogni Vaia Cube venduto, un albero sarà piantato a partire dalla prossima estate.

Un’idea che partendo dal design porta a una riflessione sull’ambiente come spiega Federico Stefani, uno dei co-founder di Vaia: «un’idea di design, una cassa come strumento per amplificare il grido di aiuto della natura e mantenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico».

Insieme a Stefani, nella star up ci sono altri due imprenditori under 30, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, la cui idea ha preso lemosse da alcune considerazioni sul business circolare e sostenibile, che va a creare un nuovo mercato, recuperando materie prime che andrebbero altrimenti perse e che allo stesso tempo dunque non pesa sul territorio e le sue risorse. “Si cerca in questo modo di creare un modello – dicono i giovani imprenditori – che si auspica di poter applicare ogni qualvolta ci si ritrovi davanti ad un’emergenza di tipo ambientale”.

Il nome del progetto è proprio quello che è stato dato alla perturbazione che ha causato la distruzione di circa 42mila ettari di foresta. Con il Vaia Cube è possibile dunque dare una nuova vita a tutto quel legno che di fatto è risultato, dopo la tempesta, inutilizzabile per le grandi strutture. Inoltre il progetto Vaia vede impiegati artigiani e falegnami del territorio.

Oltre alla vendita online, il Vaia Cube può essere acquistato in alcuni negozi in Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna.

Vaia ha inoltre siglato un accordo con Etifor, azienda privata spin-off dell’Università di Padova, che si occupa di supportare progetti legati alle risorse ambientali, agli investimenti sostenibili e allo sviluppo locale. Stretta la relazione anche con la pubblica amministrazione locale per la piantumazione dei nuovi alberi.

Come Vaia porta un pezzo di foresta dentro le nostre case, la start up under 30 tedesca Green City Solutions, fondata nel marzo 2014 a Dresda da Peter Sänger e Liang Wu, porta gli alberi direttamente nelle piazze, con un progetto che punta a dotare gli epicentri più trafficati e inquinati delle nostre città di un vero e proprio polmone verde in grado di catturare C02 restituendo un’aria più pulita.


Il progetto di Green City Solutions consiste nella realizzazione di “alberi di muschio”, dal design innovativo e minimal, capaci di integrarsi con il tessuto urbano. Ognuno di questi alberi assorbe 100 chili di CO2 l’anno.


Anche il mondo della moda sostenibile ha le sue start up green da tenere d’occhio. Sul mercato già da qualche anno si sono imposte le idee innovative di Vegea, start up tutta italiana fondata a Milano nel 2016, che produce un materiale simile alla pelle derivante dagli scarti della lavorazione del vino. Sempre con gli scarti, questa volta degli agrumi, lavora un’altra impresa italiana e dalla testa femminile, Orange Fiber. L’azienda produce un filato pregiato, impiegato nella lavorazione tessile di lusso. Di recente tra l’altro Salvatore Ferragamo ha avviato una partnership con Orange Fiber, prima grande casa di moda italiana ad utilizzare in esclusiva questo filato nella sua produzione. Idee che inevitabilmente dovranno moltiplicarsi nei prossimi mesi, post emergenza sanitaria, per far ripartire l’economia anche con soluzioni solidali e green, e con la creatività dei giovani talenti.

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