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A Boston c’è Spyce, il primo ristorante al mondo con una cucina robotica

Pasti completi a 7 dollari e mezzo personalizzabili dai clienti e ispirati alle più grandi tradizioni culinarie del mondo. Previste anche ricette vegane e gluten free


© Spyce

Al numero 241 di Washington Street, downtown Boston, si trova Spyce, il primo ristorante al mondo che può vantare una cucina robotica. Aperto da maggio scorso, il locale offre pasti completi e vari, realizzati interamente da robot, al costo conveniente di 7 dollari e mezzo, mentre i dipendenti si dedicano a rifinire esteticamente i piatti e a dialogare con i clienti.

L’idea di questa opera ingegneristica all’avanguardia è di 4 giovani ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) – Michael Farid, Kale Rogers, Luke Schlueter e Brady Knight – che hanno sviluppato il sistema in collaborazione con lo chef stellato Daniel Boulud, diventato poi direttore della cucina nonché ideatore di tutte le ricette. «Abbiamo pensato al concept del nostro locale nella speranza di risolvere un problema che abbiamo dovuto affrontare. Da studenti e sportivi – commentano i fondatori – era difficile per noi trovare posti dove poter mangiare cibo sano, di qualità e ad un prezzo economico. Per questo abbiamo pensato di coniugare la buona cucina con l’innovazione tecnologica. Il risultato di questo processo è Spyce che declina in un unico prodotto la scienza e l’ospitalità, rendendo accessibili a tutti pasti gustosi e nutrienti».


Come suggerisce il nome Spyce, a caratterizzare le ricette sono soprattutto le spezie, i profumi e le consistenze di pietanze internazionali.


Inoltre ogni piatto è personalizzato secondo i gusti e le esigenze dei clienti. Sono previste alternative vegetariane, gluten free e vegane. Davvero tante sono le varianti delle ricette, con la versione indiana, thai, libanese latina e koreana. La presentazione dei piatti, che deve essere altrettanto curata del sapore, è affidata al personale del locale, il Gard Manager, che dà il suo tocco finale.

I menù sono preparati nelle “bowls”, in sostanza delle ciotole, con combinazioni bilanciate di ingredienti come verdure, semi, cereali, pesce e pollo. Un esempio? Ce n’è uno chiamato “Roma” che è composto da pollo arrosto, pasta in salsa di pomodoro all’aglio, bruschette, ricotta montata con buccia di limone e briciole di pane. C’è anche la formula al riso integrale che prevede anche pollo arrosto, cavolo saltato, insalata di cetrioli, salsa di mirtilli e salsa bianca.


Ma come funziona la cucina robotica? A svolgere tutte le operazioni sono sette bracci meccanici e sette wok, questi ultimi riscaldati attraverso l’induzione, un metodo efficiente e preciso che utilizza meno energia rispetto ad altri metodi.


© Spyce

I clienti ordinano tramite un tablet e, una volta ricevuto l’input, gli ingredienti richiesti vengono versati dalla cella frigorifera nelle tramogge, divisi in porzioni e riuniti nei wok automatizzati, che completano la cottura prima che i bracci meccanici possano impiattare il mix, pronto per essere guarnito e servito. E il tempo di attesa? Soli tre minuti.

Forte anche l’attenzione all’igiene. La cucina robotizzata, certificata dalla National Sanitation Foundation (NFS), pulisce e igienizza i wok di cottura dopo ogni pasto. È programmata per monitorare la temperatura, la refrigerazione, l’acqua e tutti i componenti del frigorifero che toccano il cibo vengono rimossi e puliti regolarmente dal personale.

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