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Una “scuola di alti pensieri” per il carcere di Santo Stefano

Al via i lavori per il Progetto Ventotene. Silvia Costa: un luogo dove al centro saranno i valori europei


Una scuola di “alti pensieri”, un campus d’Europa di pratiche ambientali sostenibili con anche agricolture alternative, uno spazio espositivo, un luogo spirituale e un polo d’attrazione e di produzione culturale e turistica, sarà tutto questo l’ex carcere di Santo Stefano, costruito nel 1795 sull’isola omonima, nell’arcipelago delle isole Ponziane.

Dai rivoluzionari dei moti del 1848, Silvio Spaventa e Luigi Settembrini, all’anarchico Gaetano Bresci, fautore dell’assassinio di Umberto I di Savoia, fino a Sandro Pertini, il futuro Presidente della Repubblica Italiana, sono solo alcuni dei carcerati, che nel tempo, hanno occupato le celle del penitenziario, attualmente parte della “Riserva naturale statale isole di Ventotene e Santo Stefano”.


Quello che fu uno dei primissimi edifici carcerari al mondo ad essere costruiti secondo i principi del Panopticon, enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham, «diventerà ben presto non monumento, ma un documento in mezzo al mare», come spiega durante Francesco Collotti architetto e professore associato di Composizione Architettonica all’Università degli Studi di Firenze.


Il “Progetto Ventotene per il recupero del Carcere borbonico di Santo Stefano”, il cui piano strategico è stato illustrato alla presenza di Silvia Costa, Commissaria straordinaria del Governo, vede uno stanziamento di 70 milioni di euro e un programma lungo e complesso che dal 2020 arriva fino al 2025.

«Un’imperdibile opportunità di sviluppo sostenibile e integrato, che inciderà radicalmente sulla vita delle due piccole isole del Tirreno, preziose riserve naturali tra Lazio e Campania: se Ventotene sarà principalmente il luogo di approdo e punto di partenza e raccolta informazioni per la più piccola Santo Stefano, quest’ultima isola, ora in stato di degrado, subirà una radicale trasformazione. Un cambiamento che inizierà proprio dalla messa in sicurezza e riqualificazione del suo luogo “simbolo”, una costruzione potente e fragile al tempo stesso, dal fortissimo valore evocativo», racconta la Costa.

Carcere di Santo Stefano, immagine tratta dal sito © Touring Club.it

«Un progetto sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico», spiega Stefano Baia Curioni, direttore della laurea specialistica di Economia per l’arte e la cultura alla Bocconi di Milano. «Anche se l’elemento fondamentale che rende speciale questo luogo, è la commistione tra un’ambiente con una storia che tocca delle componenti molto profonde di diritti e pene, e un luogo più intimo dove si respira il dolore e la redenzione. Si tratta di valori europei, libertà e diritti, e anche del futuro del Mediterraneo a cui l’Europa guarda con fiducia. Sarà un simbolo che porterà avanti un esercizio di conoscenza, di proiezione verso il futuro (Santo Stefano); un luogo di ospitalità leggera e di meditazione e di rispetto (a Ventotene)» precisa Baia Curioni.


Sempre tenendo presenti le parole dell’ultimo illuminato direttore del carcere Eugenio Perucatti “recupera, rispettandolo, un luogo di dolore, di espiazione e di redenzione”.


Il progetto – La prima soglia è costituita dall’area del museo che include tutta la prima parte del corpo di guardia del Panottico. Nelle stanze espositive fotografie, documentazioni, il progetto architettonico originario, ma anche realtà aumentata per raccontare la vita quotidiana e l’esistenza di personaggi famosi detenuti lì e degli umili e la loro dolorosa esistenza. Nella torre di sinistra istallazioni a rotazione, un cinema, un’area seminario, di fianco una casina in cui viene musealizzata la fauna e la storia del paesaggio dell’arcipelago dell’isola. A questo punto si esce dal museo e si entra in uno spazio di servizio che è composto dalla piazza della redenzione e da un giardino mediterraneo. Un luogo che guarda il cielo e la storia. Poi si entra da un’ultima parte.


Un progetto con un grande valore simbolico, tra i profumi del mare e della vegetazione, con memorie legate all’antifascismo, alla storia di Italia, ma soprattutto sarà un progetto pilota che sin da subito renderà visitabile il cantiere.


«Manterremo l’aurea di questo luogo, dandogli un valore universale. Tanti saranno gli interventi, la creazione di laboratori e una residenzialità leggera con la ristrutturazione della casa del direttore con 40 posti letto, una possibile acquisizione dei manufatti di via Giulia, il recupero delle vecchie strutture del forno che diventeranno il luogo di sosta che ha anche uno spazio aperto per la sosta, per un momento di riflessione. Negli ex spogliatoi del campo da calcio un ostello e delle possibili aule dedicate alla formazione. Nella vecchia lavanderia ci saranno le residenze artistiche», spiega più nel dettaglio lo studio di fattibilità, Collotti.

Un riscatto delle istituzioni – «Queste isole per tanto tempo sono state abbandonate, dimenticate, sono felice che da ora in poi diventeranno un simbolo per l’Europa e le prospettive europee, tenendo a mente la memoria con uno sguardo proiettato verso il futuro. Un progetto rivolto ai giovani che tenda ad avere una valenza politica rispetto all’Europa, come lo ha sempre avuta. Sarà un recupero infrastrutturale, ma anche di recupero di credibilità delle istituzioni», racconta Daniele Leodori, vicepresidente della Regione Lazio. Il progetto di recupero e valorizzazione dell’ex carcere, fin dall’inizio è stato pensato come integrato tra le due isole, ricordando anche che il 2021 si celebreranno gli 80 anni dal Manifesto di Ventotene e si sosterrà questa ricorrenza.

Isola di Santo Stefano, ph © Tiberio Barchielli, via Touring Club.it

L’intervento sul paesaggio – La filosofia del restauro è anche dedicata al paesaggio con il tema della biodiversità e della transizione agroecologica europea. Un sistema di luoghi che sono in grado di assumere una funzione propria. Un insieme di spazi di conoscenza e di apprendimento, nell’ottica di paesaggio integrato, nella logica di un nuovo rapporto tra natura e architettura. Il tema centrale della riqualificazione sarà la celebrazione della diversità bio-culturale del Mediterraneo, ma soprattutto l’esaltazione del valore della cura della terra, che è una pratica salvifica, il principio base della progettazione ecologica, racconta Rita Biasi dell’Università della Tuscia.

Inizio lavori – In questo momento sull’isola sono in corso i lavori in “somma urgenza” iniziati il 12 novembre scorso e riguardanti alcune parti dell’edificio storico particolarmente deteriorate e giudicate da Invitalia a rischio crollo. Si sta contemporaneamente intervenendo anche sulle falesie dell’approdo per garantire lo sbarco in sicurezza delle maestranze impegnate nei lavori. Seguirà nelle prossime settimane l’appalto per la messa in sicurezza di tutto il complesso e a primavera partiranno i lavori. Accanto a questo si sta lavorando affinché entro gennaio ci sia un info point all’arrivo dei traghetti al porto di Ventotene per informare sullo stato dei lavori a Santo Stefano.

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In copertina: ph. © Luigi Versaggi, Flickr – Via Wikipedia

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